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506 GUERRE GOTTICHE

troversie risolverono passato breve tempo di ripigliare le armi. Dato così principio a nuova guerra muovono co’ loro eserciti, capitanati i primi da Torisino, da Auduino gli altri, ed entrambi aventi seco truppe a miriadi. Approssimatisi, ma non ancora di fronte, un panico timore, come suol dirsi, ne investe gli animi e costringeli a stolta fuga, rimanendo ben pochi fedeli ai duci, tutto che questi procurasserne la tornata vuoi con belle parole, vuoi con terribili minacce. Auduino smagato per così inesplicabile costernazione de’ suoi, nè sapendo avvenuto il simile ai nemici, manda tosto loro chiedendo pace. I legati accolti nel campo di Torisino duce dei Gepidi, e pur quivi osservato immenso vano ben compresero, fatti esperti dalle proprie vicende, in che mare navigassero eglino stessi; venuti quindi a colloquio col duce addimandangli ove abbia la sterminata moltitudine delle truppe condotte seco, e costui bonariamente risponde: «voltarono le spalle senza motivo al mondo.» I legati aggiungono: «L’egual sciagura incolse anche i Longobardi; ed a te veritiero nei tuoi racconti manifestiamo pur noi le occorrenze nostre. Il Nume adunque pietoso della vita di queste genti dispersele in sul combattere, incutendo loro un salutare spavento; il perchè dobbiamo senza più conformarci alla volontà di lui col troncare la guerra.» Torisino: «E bene ciò sia.» Di questo modo si passò a conchiudere una tregua di due anni, acciocchè entrambe le fazioni con reciproche ambascerie avessero mezzo di amichevolmente comporsi, e soscritti gli accordi gli inviati si fecero indietro.