vuto il primo soscrisse prontamente la tregua ordinando in pari tempo alla soldatesca di proseguire lor dimora nella Lazica, ed anzi collo stesso danaro sborsatogli aescando numerosi aiuti di Unni e Sabiri mandolli tosto, unitamente a qualche leva di nazionali ed a molti elefanti, a Mermeroe acciocchè proseguisse ne’ cominciati intraprendimenti; costui obbediente al comando si partì da Muchireside con tutto l’esercito persiano ed unnico, e seguito dagli elefanti marciò ai più muniti luoghi de’ Lazj. Gli imperiali e re Gubaze fuor d’ogni pensiero d’incontrarli teneansi a campo col duce Martino alle bocche del Fasi, ottimamente fortificati dalla posizione loro. Procedeva intanto il Medo senz’arrecare, nè saprei addurne ragione, molestia di sorta ad uom de’ Romani o de’ Lazj. Mermeroe poi mosse innanzi tutto alla volta d’un castello abitato dalla sorella di Gubaze, sperandone a furia di macchine la conquista; ma oppostovisi coraggiosamente il presidio, aiutato in ispecie dalla natura del luogo, ne fu respinto, e costretto a volgere altrove senza pro alcuno dell’operato. Fattosi di là sulla via dell’Abasgia i Romani di guernigione in Tzibilo occuparono il passo renduto, come già ho detto, insuperabile tanto dalla grandissima strettezza sua, quanto dai circostanti precipizj. Laonde egli giudicando impossibile di fugare quelle trappe condusse indietro l’esercito, e camminò di netto ad Archeopoli col divisamento di assediarla; ma indarno tentatone l’assalto con precipitazione ritirossi, ed i Romani datisi a perseguitarlo per quelle gole gli uccisero molta gente e tra gli altri il duce stesso de’ Sabiri. Qui a cagio-