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LIBRO QUARTO 495

cinque anni, correndo i quali gli oratori, con piena libertà di passare da uno in altro luogo, accomoderebbero ogni discrepanza risguardante i Lazj ed i Saraceni. Ebbevi poi negli accordi il patto di sborsare al re venti centinaia d’oro ed altre sei pe’ diciotto mesi corsi tra le due tregue, e consumati in iscambievoli ambascerie, dichiarando i Persiani ben contrario mai sempre alla propria intenzione il permettere gratuitamente siffatti colloquj. Isdeguna sollecitava inoltre che gli si fidassero di colpo le venti centinaia per trasportarle seco. L’imperatore in cambio volea consegnarne quattro ogni anno per avere un pegno che obbligasse il re alla osservanza dei patti; non di meno alla per fine sborsò l’intera somma dell’oro coll’intendimento di non sembrare soggetto ad annuale tributo, essendo pur troppo delle umane costumanze l’arrossire anzi delle indegne parole che delle azioni. Aveavi di più in Bizanzio un persiano detto Bersato, di assai cospicuo legnaggio e carissimo al re, fatto prigioniero in campo nell’armenica guerra da Valeriano, e mandato quindi all’imperatore; vivendo tuttavia costui nel novero de’ mancipj, sebbene offertosi da Cosroe molto danaro per riscattarlo, venne ora generosamente da Giustiniano dichiarato libero ad istanza d’Isdeguna, il quale affermava che per insinuazione di lui avrebbe il monarca richiamato l’esercito dal paese de’ Lazj. Correva l’anno decimo quinto dell’imperio di Giustiniano Augusto quando le due parti stipularono la tregua male accolta da molti Romani, e se meritamente o a torto, giusta la consuetudine de’ sudditi, non piacemi pronunziare.