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490 GUERRE GOTTICHE

scinandone seco la perdita. Nelle presenti angustie v’è d’uopo riflettere che proseguendo noi a combattere dai merli il nemico, dato pur che valorosamente guerreggiamo, dubiteremo ognora di uscirne a buon fine. Imperciocchè il tenzonare da lunge ne rende inetti a gloriosi gesti, e spessissimo abbandona i più forti all’arbitrio della fortuna. Combattendosi al contrario da corpo a corpo l’animo coraggioso è prevalente, e la vittoria gli si fa compagna. Di più, chi dalle mura guerreggia, eziandio con sorte propizia, ben poco frutto ritrae dagli ottenuti vantaggi, poichè il nemico oggi respinto la dimane precede con ostinazione maggiore all’assalto, ed il presidio a poco a poco indebolitosi termina senza replica perdendo sè stesso col difeso luogo; s’egli in cambio trionfato avesse in campo sarebbe giunto a ferma salvezza. Laonde ben ponderato l’esposto a noi conviene d’assalire con prodezza il Persiano, fidando in tutto nel favor del Nume, e prendendo ardimento dalla tristissima condizione delle nostre faccende. Non ristarà per certo l’Onnipotente dal proteggere, come suole, grandemente coloro, i quali affatto disperano salute dalle proprie forze.»

III. Odonaco e Baba così perorato e fatto aprire le porte conducon fuori a tutta corsa le truppe consegnando le mura a pochi difensori, conciossiachè il giorno prima tal personaggio de’ Lazj di stanza in Archeopoli avea tenuto segrete pratiche con Mermeroe per tradirgli la patria, ed il persiano duce rispondeagli che per gratificare al re suo e’ dovesse, cominciata la pugna, ap-