Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
484 | GUERRE GOTTICHE |
CAPO XIII.
Mermeroe duce persiano tardi calca la via di Petra. Conduce truppe ed elefanti ad Archeopoli. Sordida avarizia di Bessa. Soverchia condiscendenza di Giustiniano verso i prefetti. — Scanda e Sarapani castelli della Lazica. — I paesani atterrano Rodopoli. Fuga degli imperiali quivi a campo.
I. Mermeroe intanto paventando non il diuturno ritardo apportasse danno a Petra ed al presidio rinchiusovi, erasi posto in marcia coll’esercito, favorito dalla stagione dell’anno succeduta al verno. Lungo il cammino fatto consapevole della espugnazione di lei s’arrestò, non ignorando essere quella, di là dal Fasi, la sola città abitata dai Lazj. Quindi nel suo tornare indietro occupate le gole che mettono dall’Iberia nella Colchide, valicò il fiume, quivi guadoso, e pervenuto al Reon lo guazzò del pari non prestandosi alla navigazione. Passato dunque alla destra del Fasi marciò coll’esercito ad Archeopoli vastissima città e capitale della Lazica. Erano i suoi militi quasi tutti cavalieri ed avean seco otto elefanti, acciocchè i pedestri salitone il dorso avventassero, come da torre, dardi contro il sottoposto nemico. Ammireremo qui la mai stanca industria persiana, cui venne fatto di appianare una via, intra l’Iberia e la Colchide, laddove in prima il suolo era tutto coperto di scogli, precipizj e foltissimi boschi, tale per dirla breve da sembrare folle ardimento il cimentarsi a trascorrerlo da solo ed agilissimo della persona. Ora per essa procedettero col miglior agio le truppe in ar-