Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/493


LIBRO QUARTO 483

nuove molestie i Romani. Giustiniano approvato il tutto altamente lodò il coraggio e la prudenza del duce nell’avere occupato e diroccato dalle fondamenta quelle mura. Di tal guisa Bessa condotta a buon termine e con grande valentia l’impresa ridonò al suo nome il perduto splendore. Egli per verità eletto a comandare in Roma il presidio destato avea negli animi di quelle genti, viva essendo per anche la memoria del suo antico valore, bellissime speranze, ma diportatosi male nella guerra cooperò alla caduta del forte in potere dei Gotti, come scrivea negli antecedenti libri, colla perdita della massima parte dei cittadini; restituitosi non di meno presso l’imperatore n’ebbe l’incarico di combattere i Persiani. Laonde riusciva presso che di generale biasimo la sovrana scelta, e tutti si facevan beffe di lui che destinava a sì gravi faccende un duce lasciatosi turpemente vincere dai Gotti, e prossimo alla tomba in causa degli anni. Così appalesavasi la pubblica opinione, allorchè addivenuto maestro de’ militi racquistò la fama di prode e fortunato capitano. Egli è fuor di dubbio che le cose de’ mortali non dipendono dall’umano senno, ma dal volere e dalla provvidenza del Nume, aventi da noi il nome di Fortuna, perchè ignoriamo le cause da cui ripetere il fine delle nostre azioni, dicendosi fortuito dal volgo quanto sembragli accadere contra il proprio intendimento; ma sia lecito ad ognuno il giudicarne della guisa che da lui ritiensi migliore.