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476 GUERRE GOTTICHE

letto, e per sè stesso poco snello a cagione della soverchia grassezza e dell’avanzatissima età sua, come ho narrato, non potea levarsi in piedi; fu tuttavia in sì grave periglio d’inalterata mente, e subito escogitò il mezzo di provvedere a sè stesso ed alle romane cose. Volle dunque essere tosto condotto lunge di là, e guardie piene di zelo ne fecero il comando chi sostenendolo, e chi dai lati coprendolo cogli scudi, e conformando lor passi a quelli de’ portatori onde allontanarne le nemiche offese. Quindi superato il pericolo surge, e confortati gli animi de’ presenti fa ritorno alle mura, ove messo il piede su d’una scala prende ancora col massimo coraggio a tentare la salita: l’esercito spettatore di sì raro esempio muove anch’egli ad espugnarle con portentose azioni. Il presidio sopraffatto dal timore chiede breve tregua per affardellare e, consegnata la città, partirsene; Bessa paventando maliziosa la proposta, e solo tendente a riparare i guasti nell’addimandata tregua, rispose di non poter interrompere l’assalto; che se bramasse il Medo ragionar seco di accordi, avrebbene tutto l’agio, anche nel fervor della battaglia, portandosi laddove sarebbegli per lui indicato; non accoltasi dal nemico la offerta con vie più accanimento e con iscambievole sorte prosegue la pugna. Mentre poi aggiravasi ancora incerta la vittoria d’improvviso cadde il muro per l’addietro scavato nelle fondamenta dai Romani: vi si accorre da ambe le parti, ma gli assediatori, sebbene divisi in due corpi, assai più forti di numero, vie maggiormente cogli archi e col sospignersi innanzi addivenivan terri-