Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/470

460 GUERRE GOTTICHE

ascritto alla propria milizia. Ora questo Artabane, al cominciar della pugna, con seco due compagni si piantò di mezzo in tra gli schieramenti, e tali pure de’ nemici si fecero innanzi. Ma egli avventatosi lor contro di subito ferì d’asta, gittò giù d’arcione, e fe’ mordere il suolo ad un valorosissimo e colossale Persiano. Altro dei barbari allora, vicino allo spento, lo colpì lievemente di spada nel capo, nè avea per anche ritirato il braccio che stramazzava egli stesso piagato nel sinistro fianco da asta romana. I mille spediti avanti sorpresi di sì tristo spettacolo tornarono indietro per attendere Coriane colle truppe reali, e vi si unirono dopo breve tempo.

IV. A simile i fanti capitanati da Gubaze e Dagisteo arrivano i suoi cavalieri, e tosto da ambe le fazioni si viene alle prese. Filegago e Giovanni tuttavia estimandosi molto inferiori di forze per resistere all’urto del nemico in sella, avendo soprattutto già sperimentato il valore de’ Lazj, balzarono giù d’arcione ed imposero di fare lo stesso alle turme loro. Formata quindi una profondissima ordinanza attesero di piè fermo colle lance in resta il Persiano. Questo per la inopinata disposizione cominciò a titubare, non avendo più mezzo di offenderli così pedestri cogli scorrimenti suoi, nè di sconvolgerne gli ordini, impennandosi i cavalli atterriti dalle punte delle aste e dal fragore degli scudi; alla per fine piglia l’arco sperando metterli in volta avventando loro un nembo di frecce. Vi rispondono dell’egual modo gli imperiali e il foltissimo saettamento arreca strage non poca da ambe le parti; e se gli strali medi ed alani erano di numero superiori, ben di più ripercuo-