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428 GUERRE GOTTICHE

tunque per ambizione di onori molti si contaminassero di que’ goffi desiderj; ma di lui basti.

II. L’imperatore contristatissimo di tanta perdita ordinò a Giovanni, da lato maschile nipote di Vitaliano e genero di Germano, che unitamente ai figli dello spento duce si partisse coll’esercito per l’Italia. Costoro adunque pigliarono il cammino della Dalmazia coll’intendimento di svernare ne’ Saloni, estimando inopportuno il tempo a girarne il seno, ed impediti a far vela dalla mancanza di pronte navi. Liberio sin qui all’oscuro degli imperiali cambiamenti in riguardo alla capitananza dell’armata veleggiò a Siracusa cinta da nemico assedio, e rotti i barbari a guardia del porto entròvvi con tutto il navilio. Non guari dopo Artabano venuto a Cefalenia e fatto consapevole che i Romani dalla Dalmazia aveano dirizzate le prode ver la Sicilia, mettesi anch’egli, alzate di colta le áncore, per la medesima via traversando il mare nomato Adriatico. Già poco distava dalla Calabria quando, suscitatasi fiera burrasca, tutti i suoi vascelli furono dispersi da veementissimo contrario vento, con timore non molti di essi urtando que’ lidi cadessero in potere de’ nemici; ma differentemente il fato dispose, imperciocchè gli uni in balia d’impetuoso vento e malissimo conci retrocedettero nel Peloponneso, gli altri affondarono, ed il resto giunse a buon porto. La nave montata da Artabano, rotto l’albero dalla procella, corse gravissimo pericolo; non di meno alla fine riparò, trasportata dalla foga delle onde, all’isola Melita1. Così Artabano fuor d’ogni speranza ebbe salute.

  1. Malta.