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416 | GUERRE GOTTICHE |
CAPO XXXVII.
Il re de’ Franchi rifiuta le nozze di sua figlia con Totila. Questi racconcia Roma, e fonda il regno. Assedia, non potendo ottener pace da Giustiniano, Cemtumcelle ed il castello Regino. Occupa Taranto ed Arimini. — Instabilità d’Augusto. Strage di Vero.
I. Totila di novello avea spedito ambasceria al re de’ Franchi addomandandogli la figlia in isposa, ma quegli vi si ricusò protestando che non era, nè più sarebbe monarca d’Italia chi pigliata Roma non seppe conservarla, e distruttane parte abbandonò il resto ai nemici. Allora il Gotto pose ogni diligenza nell’introdurre vittuaglla nella città, e fece comando che si ristaurassero prestamente i luoghi malconci dal ferro e dal fuoco. Richiamò parimente gli abitatori di lei, senza eccezione di ordine, banditi nella Campania, ed intervenuto ai giuochi equestri rassegnò tutto l’esercito macchinando la guerra siciliana. Allestì in pari tempo quattrocento piccole navi, mentendosi voglioso di certame navale, ed una forte armata di mare composta di legni maggiori pervenuti dall’oriente nel corso di quella guerra, e caduti colle truppe e coi carichi nelle mani dei suoi. Mandò poscia Stefano originario di Roma a Cesare chiedendogli pace e lega co’ Gotti, dalle armi dei quali e’ riceverebbe aiuto ove si facesse ad assalire altri nemici; ma Giustiniano Augusto disdegnò porgere orecchio all’ambasciadore ad accordare qualche considerazione alle reali proposte. Totila, uditone, appre-