Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/417


LIBRO TERZO 407

all’una delle proposte opererete secondo giustizia ed i vantaggi del romano impero.»

III. Così perorato dai Gepidi l’imperatore dopo lunghe deliberazioni accommiatolli celando loro i suoi divisamenti, e legatosi co’ Longobardi spedì a quella volta più che diecimila cavalieri co’ duci Constanziano, Buze ed Arazio. Vi si unì pure Giovanni, prole d’una sorella di Vitaliano, ordinatogli da Augusto che non appena terminata la guerra conducesse nuovamente sue truppe in Italia, donde erasi partito; seguivanlo poi mille e cinquecento Eruli confederati, de’ quali era condottiero Filemuto, nè aveanvene di più, tenendo tutti gli altri, di numero tremila, dai Gepidi, non molto prima ribellatisi dai Romani sotto pretesti altrove da me riferiti. Quindi gli imperiali favoreggiatori de’ Longobardi avvennersi d’improvviso alla oste degli Eruli capitanata da Aordo fratello del re, ed impugnate coraggiosamente le armi n’hanno vittoria dopo spenti molti nemici ed anche lo stesso lor duce. I Gepidi avvertiti del prossimo arrivo de’ Romani, troncato l’alterco si rappattumarono co’ Longobardi a malincorpo de’ confederati, i quali a tale annunzio n’ebbero grande attristamento; imperciocchè i duci non sapeansi risolvere nè a proceder oltre, nè a tornare indietro per tema non costoro e gli Eruli dessero unitamente con una scorribanda guasto all’Illirico. Alla fin fine posto ivi stesso il campo mandarono significando all’imperatore come si stessero le cose: tanto avvenne colà, ed io proseguo la mia narrazione.