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392 GUERRE GOTTICHE


CAPO XXXII.

Arsace punito dall'imperatore congiuragli contro unitamente ad Artabano. Disvela i suoi pensieri a Caranange ed a Giustino di Germano. — Questi appalesa il segreto al padre, il padre a Marcello. — Leonzio ascolta di soppiatto le parole di Caranange, e riportale a Marcello, il quale ne avverte Giustiniano. — I congiurati posti in carcere manifestano il tradimento. Giudizio. Marcello ottimo patrocinatore. Germano in grave pericolo. Gastigo de’ rei.

I. L’imperatore non altrimenti avea composto gli affari con Artabano e Germano. Eravi in Bizanzio un Arsace armeno, di sangue arsacide e stretto in parentado con Artabano. Questi non guari prima tentando novità contrarie alla repubblica era stato messo in carcere e convinto a chiare note di fellonia per macchinamenti col re de’ Persiani Cosroe a danno dell’impero. Laonde Giustiniano limitossi a sentenziare che venissegli frustato lieve il dorso intanto che lo si conducea su d’un camello per la città. La condanna del resto non aggiugnea mutilazione di membra, non multa od esiglio. Arsace tuttavia esacerbatosi pel gastigo principiò a covare nell’animo suo insidiose trame contro al monarca ed alla repubblica. Il perchè non appena consapevole de’ lamenti mandati da Artabano pe’ sofferti dispiaceri, vie più gagliardamente ne aizza lo sdegno, stimolandolo giorno e notte senza posa colle sue parole a prenderne di compagnia vendetta. Rimproveravalo inoltre d’intempestiva generosità