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32 GUERRE GOTTICHE

a un colpo trarmi fuori d’entrambi, della guerra intendomi e del regno, inetti a fe mia sì l’una che l’altro a rendermi beato, questo gravandomi colla sazievolezza sua e colla nausea cui soggiacciono tutte le soavi cose, e quella increscendomi perchè ogni novità genera perturbamento. Se adunque abbia di mia ragione colti idonei a rendermi annualmente non meno di mille e dugento libbre d’oro, io anteporrolli di buon grado al regno, e consegnerotti di posta la sovranità de’ Gotti e degli Italiani, amando meglio coltivare la terra con animo tranquillo, che vivere in mezzo alle regali cure, e mai sempre lor mercè pericolante. Laonde senza indugiare mandami abile persona all’uopo di ricevere da me l’Italia e quant’altro s’appartiene alla mia corona.» Così Teodato a Giustiniano, il quale, avuta grandissima allegrezza della reale determinazione, riscrissegli. «La fama prima d’ora aveamiti presentato per uomo di somma prudenza, ma in oggi io stesso fattone sperto debbo tale riconoscerti per quel tuo proponimento di non attendere i successi della guerra; stolta aspettativa, il confesso, da cui già quanti non rimasero delusi! Nè tu avrai in tempo alcuno a pentirti della fatta risoluzione di convertire in amicizia la nimistà nostra. Or dunque ad ogni tua inchiesta aggiugnerò di soprappiù l’ascriverti all’amplissima delle romane magistrature. Spedisco del resto Atanasio e Pietro a combinar teco le faccende in guisa che n’abbiamo entrambi da uscire con pienissimo nostro soddisfacimento. Belisario stesso non tarderà a venire presso di te coll’incarico di porre