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386 GUERRE GOTTICHE

leriano che troncato ogni indugio si portasse da Belisario e il duce sgarato il seno afferrò a Idrunte, ove rinvenne il condottiero con la consorte Antonina. Costei quindi piglia la via di Bizanzio per chiedere all’Augusta maggiori aiuti di guerrieri; ma Teodora, al suo arrivo, più non era, spenta da morbo dopo ventun anno e tre mesi di matrimonio. La guernigione di Rusciano intanto dato fondo alla vittuaglia propose ai nemici che ritrarrebbesi di là nel mezzo della state, quando avessero tutti i rinchiusivi salva la vita, e non ricevessero nell’intervallo aiuti. Eranvi poi nel guardingo molti cospicui Italiani, e tra essi il fratello di Tulliano, Deoferon; trecento cavalieri illirici del romano esercito postivi da Giovanni sotto agli ordini della lancia Calazare, e cento fantaccini mandati da Belisario. In Roma le truppe destinate dal supremo duce a presidiarla trucidano il prefetto Conone accusandolo reo di venduta granaglia ed altra annona. Spediscono quindi all’imperatore ambasceria dell’ordine sacerdotale per annunziargli che ove non ottengano il perdono del commesso fallo e gli stipendj loro dovuti dall’erario, seguiranno incontanente le parti di Totila e de’ Gotti; Augusto consentì alle dimande.

II. Belisario, chiamato seco a Idrunte Giovanni, Valeriano e gli altri duci, raccoglie una grande armata di mare, e tosta naviga difilato a Ruscia mirando soccorrerne il presidio. Questo non appena vede da elevato luogo il navilio, entra in grandi speranze, nè vuol più sapere di arrendimento, quantunque assai vicino lo stabilito giorno. Ma surta in prima una violen-