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LIBRO TERZO | 385 |
sua opinione: costumando i mortali presi da sinistri investigare e predire falsamente il futuro, e co’ vani loro pronostici godonsi alleviare i presenti mali. Io poi, nulla curando che altri studii in siffatti argomenti, so a non dubitarne che in allora il Nilo colla sua prolungata alluvione recò innumerabili danni, la morte del cetaceo in cambio fu termine di gravissime sciagure. V’ha chi vorrebbe non il porfirione da noi rammentato, ma nuovo individuo della medesima specie fosse a que’ dì rimaso morto. Rannodiamo ora il filo della narrazione.
III. Totila dopo le ricordate imprese avvertito che gli imperiali di presidio nel castello Rusciano bisognosi di vittuaglia verrebbero di leggieri ad un arrendimento coll’interdir loro ogni esterno aiuto d’annona, posevi il suo campo in molta vicinanza, cominciando così a premerli strettamente. L’uscire del verno compiè l’anno decimoterzo di questa guerra che Procopio scrivea.
CAPO XXX.
Mandata d’imperiali fanti nella Sicilia. Valeriano raggiugne Belisario. Antonina sulla via di Bizanzio. Morte di Teodora Augusta. Patteggiamento del presidio Rusciano con Totila: Conone spento a Roma dalle truppe. — Unione di Belisario e Giovanni per soccorrere Rusciano; respinti dai Gotti; lor nuovi tentativi. — Totila in possesso del castello; sua crudeltà verso Calazare. Antonina ottiene da Augusto il ritorno del consorte.
I. Giustiniano Augusto, fatti partire sopra navi per la Sicilia non meno di due mila fanti, comandò a Va-
Procopio, tom. II. | 25 |