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LIBRO TERZO | 383 |
gliati d’ogni danaro menavanli seco prigionieri. Occuparono eziandio a prima giunta moltissimi guardinghi della regione, creduti per lo innanzi più che forti, e scorrazzando tutti que’ luoghi penetravano impunemente ovunque. I duci dell’Illiria intanto raccozzato un esercito di forse quindici mila combattenti seguivanli da lunge, per maniera scorati che non ardivano affrontarli. Fu poi memorando il verno pe’ frequenti ed orribilissimi tremuoti, che nella notte senza venire a peggio scuotevano Bizanzio ed altre cittadi, spaventandone grandemente gli abitatori per la tema di rimanervi subissati. Correndo l’anno il fiume Nilo non solo inondò giusta il consueto l’Egitto, ma si diffuse largamente nelle adiacenti regioni, elevatosi ad un’ altezza non minore di cubiti diciotto1. Impertanto nella Tebaide non appena arrestatesi le acque, e tornate nei fissati tempi ad incanalare, i lavoratori commisero lor sementi alla terra, e compierono ogni altro consueto lavoro. Nelle parti inferiori per lo contrario il fiume ritrattosi lentamente nel suo letto impedì con sì molesto indugiare le sementagioni, evento a memoria d’uomini mai più osservato. Altrove l’acqua retrocedette bensì nell’alveo, ma non guari dopo nuovamente traboccata guastò tutta la man d’opera fatta in quell’intervallo. Cotanta imprevista sciagura espose gli abitatori a gravi disagi, ed apportò morte, per mancanza di pasciona, alla maggior parte degli animali.
II. A simile in quel mezzo fu ucciso un cetaceo no-