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376 GUERRE GOTTICHE

bene per anche non abbastanza certo, paventando quanto poscia in effetto avvenne retrocedettero presti al campo, dove giunsero in fra le tenebre insiememente col nemico. Qui Totila pigliato anzi da cieco sdegno che da prudente consiglio pagò il fio del suo pazzo furore. Imperciocchè dimenticò d’avere militi ben dieci cotanti più degli avversarj, e stesse per lui il combattere in luogo aperto e di pieno giorno con tutte le truppe, vo’ dire l’appiccar battaglia co’ primi albori onde scansare ogni insidia, pure non vi attese punto; chè se avessevi posto mente uno de’ Romani non sarebbegli fuggito; ma vinto dal suo furore muove lor contro a molta notte e li sorprende senza opposizione di sorta, quando il più di essi profondamente dormiva. Con tutto ciò gli assaliti non soggiacquero a grave strage; poichè al primo rumore destatasi la maggior parte e surta potè coll’aiuto delle tenebre sottrarsi dal campo e riparare di fuga su quei vicinissimi poggi; tra questi aveavi Giovanni con Arufo duce degli Eruli; degli altri forse un cento ebbonvi morte. Colle imperiali truppe era similmente un Gilacio di schiatta armena e condottiero di poca sua gente, il quale non sapeva un che nè di greco, nè di latino nè di gottico, nè di lingua comunque, della propria all’infuori. Costui scontratosi ne’ Gotti udì a dimandarsi chi e’ si fosse? guardinghi dall’uccidere alla rinfusa chiunque s’appresentasse loro, persuasi che nel buio usando altrimenti avrebbero potuto offendere uom dei suoi: Quegli rispose: sono il duce Gilacio, apparato avendo tali voci col sentire spesso ripetere il nome del