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LIBRO TERZO | 361 |
pania i cittadini con le donne e la prole, nè permette ad uom vivente di rimanerci entro.
III. Giovanni avvertito delle mosse di Totila non s’arrischiò di prolungare da vantaggio la sua dimora nella Puglia e di fretta si ritrasse in Idrunte. I patrizj tradotti nella Campania inviarono comandati dal re alcuni domestici nella Lucania per ingiugnere ai proprj contadini che levatisi dalla carriera delle armi ripigliassero la coltivazione, giusta l’usanza de’ loro campi, assicurandoli che tornerebbero al possesso degli antichi padroni; e queglino abbandonato il romano esercito in pace attesero all’agricoltura. Fuggito in cotal mezzo Tulliano tre centinaia di Ante ripararono a Giovanni, mercè di che tutto il suolo di qua dal seno Ionico altra fiata cadde in potere dei Gotti, i quali con piena fidanza disbandati in ischiere ivano a lor talento scorrazzando; ma il romano duce, saputone, spedì a combatterli molti de’ suoi militi, che scagliatisi improvvisamente contr’essi ne fecero macello. Il perchè Totila paventando di peggio ragunò l’esercito e poselo a campo sul monte Gargano, situato nel mezzo dell’Apulia, là dove in altri tempi ergeva sue tende l’eroe cartaginese.
CAPO XXIII.
Marciano ricupera Spoleto all’imperatore. — Belisario in Roma. — Giovanni occupa e munisce Taranto. — Totila, in possesso dell’Acherontide, calca la via di Ravenna.
I. Ora il bizantino Marciano, altri dei tanti che espugnata Roma sottrassersi unitamente a Conone colla