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LIBRO PRIMO 29

piede in Siracusa gittando per le vie aurei nummi. Non fuvvi del resto nulla di premeditato in queste faccende, ma è uopo ascrivere al solo caso la circostanza che, ritornata all’imperio la Sicilia, in quel dì pervenisse nella menzionata città e quivi della sua magistratura si spogliasse, rimanendo consolare, anzichè nella curia di Bizanzio: non altrimenti in allora ei vide secondate le sue imprese dalla fortuna.


CAPO VI.

Teodato patteggia con Pietro ambasciadore di Giustiniano. — Sua pusillanimità appalesata in un lepido colloquio. - Commercio di lettere tra Teodato e Giustiniano.

I. Pietro venuto in cognizione delle prefate cose vie più sollecitava di continuo Teodato ed incutevagli mille timori. Costui pusillanimo e sbigottito non meno che se, partecipe dell’egual sorte di Gelimero, fosse già prigione, fatti allontanare i consiglieri volle da solo a solo intendersela con Pietro. Alla perfine egli consentì di cedere tutta la Sicilia a Giustiniano Augusto, di mandargli annualmente un’aurea corona del peso di trecento libbre, e di mettere a disposizione di lui tre mila guerrieri gotti quando ne avesse inchiesta. Prometteva inoltre di non uccidere senza l’imperiale permesso uom qualunque dell’ordine sacerdotale o senatorio, e di non porre nel fisco i loro patrimonj: volendo similmente ascrivere nel numero de’ senatori o de’ patrizj alcuno de’ proprj vassalli, e’ suggetterebbesi ad inviarne anzi domanda all’im-