Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/357


LIBRO TERZO 347

schiere intente a prestare aiuto. Il dì prima Belisario avea mandato a Bessa commettendogli che la dimane e si desse con molta truppa a molestare i campi nemici, siccome eziandio per lo innanzi ebbegli spesse volte inculcato. Ma questo duce nè precedentemente, nè ora obbediva agli ordini, essendo quel solo cui rimanesse qualche poco di frumento; conciossiachè della vittuaglia in epoca anteriore mandata dalla Sicilia a Roma, e sì tanta da soddisfare ai bisogni del presidio e di tutto il popolo, aveane distribuita pochissima all’ultimo, e messa in serbo con inganno la qualità maggiore, sotto pretesto che la si dovesse alle truppe, facevane carissimo mercato coi senatori; vedea quindi a malincorpo la fine dell’assedio.

II. Belisario adunque ed il navilio procedevano durando molto disagio a navigare contro acqua, ed il nemico lunge dall’inquietarli si rimanea tranquillo ne’ suoi campi. Se non che giunti vicino al ponte abbattutisi nella schiera collocata di qua e di là dal fiume a guardia della catena di ferro tesa non guari prima per ordine di Totila dall’una all’altra ripa onde impedirli dal tragettare le acque, ed uccisine molti col saettamento e posto il di più in fuga, ritti inoltrano, strappata via la catena al ponte, ove non appena arrivati cominciò sanguinosa zuffa. I Gotti in quella opponevano dalle torri validissima resistenza, e molti usciti già degli steccati v’accorrevano, quando Belisario comandò che la torre fatta da sè costruire sopra le fuste si approssimasse a quella nemica sovrastante al fiume presso la via Portese e s’appicasse fuoco