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LIBRO TERZO 339

venuta più forte adduceva grandi mali aescando ben anche ad usare di cibi abborriti dall’universale e dalla umana natura. Bessa e Conone poi comandanti del romano presidio erano i primi a fare gran mercato cogli opulenti cittadini di tutto il frumento che in molta copia aveano ascoso entro le mura di Roma, e la truppa imitavali vendendo a carissimo prezzo anch’essa il poco che detraeva dal suo giornaliero vitto. A tale in breve eransi le cose che per l’acquisto d’un medinno1 di grano voleanvi fin sette aurei; laonde quelli di minore fortuna, incapaci di sostentarsi a sì caro prezzo, comperato ad un quarto dell’esposto valore un medinno di crusca sel trangugiavano, la necessità fornendo squisitissimo condimento a così fatto cibo. I brocchieri di Bessa in tal loro scorribanda impadronitisi d’un bue il venderono ai Romani per cinquanta aurei; se un morto cavallo od altro che di simigliante capitava là entro il compratore tenevasi fortunatissimo, di quelle carni potendo torre una satolla. La plebe sostentava sua vita con sole ortiche a dovizia germoglianti da per tutto intorno a quelle mura e tra le muricce in esse deposte; ed acciocchè dall’afrezza loro non ne avessero molestia le labbra e le fauci, mangiavanle dopo molta cottura. Di tal guisa, con tutta verità come per noi è detto, i Romani, compro frumento e crusca, tornati nelle proprie abitazioni menaron lor vita sino a che furono possessori di aurei; ma toccatone il fondo vidersi costretti a far mercato d’ogni maniera di suppelletili, esponen-

  1. Misura di sei moggi, un sestiero, e sei once.