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336 GUERRE GOTTICHE

ora la restituzione, meritamente dichiarerebbero fallaci i nostri accordi con voi essendo in fe mia al tutto impossibile, avervi uomo che rompa la data fede alla più sciagurata delle umane classi, e perseveri costante nella osservanza della parola data ad altri comunque tu vuoi; egli in cambio porterà all’intorno appo tutti i contrattanti seco la perfidia, quasi indelebile marchio, dell’animo suo.» Ai detti regali Pelagio rispondea: «Dopo belle proteste, o valoroso monarca, della grandissima possanza che esercita sopra il cuor tuo e la mia persona ed il nome romano, largheggiasti meco di ben indegno trattamento. Essendo che, se mal non m’appongo, disonorasi l’amico e l’ambasciadore non solo percuotendolo nel volto o adoperando seco modi villani, ma dandogli eziandio commiato in guisa ch’e’ non possa riportare frutto alcuno dell’opera sua; fuor della romana consuetudine essendo lo assumere le funzioni di oratore al solo uopo di ricevere splendida accoglienza presso cui siamo diretti, ma si brama ad una tornane indietro con qualche vantaggio della mandata nostra. È quindi a miglior condizione chi turpemente accolto giugne alla fine ad ottenere parte comunque delle cose implorate, che non quanti dopo onoratissime parole vedonsi costretti a ricalcare la battuta via delusi dalle loro preconcepite speranze; dacchè se alcuna delle tue eccezioni formasse i nostri voti, ora mi guarderei al tutto di fartene dimanda. Ma come domin potrò io trattare di accordi con chi troncane sin dal bel principio il mezzo senza porgere orecchio alla dife-