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332 GUERRE GOTTICHE

propizio vento, poco stante ripararono nel porto; intra gli altri Romani poi, oltre le ciurme, condotti da quel naviglio è uopo rammentare un vescovo di nome Valentino. I barbari in questa balzano fuori dalle insidie e senza opposizione alcuna predano le navi; accordata quindi la vita al vescovo il menano al re, e fatto macello dei rimanenti si partono seco portando e vascelli, e quanto eravi dentro. Totila interrogato a suo piacimento Valentino, ed incolpatolo di menzogna comandò gli si mozzassero le mani. Con tali cose ebbe fine il verno dell'anno undecimo di questa guerra che Procopio tramandò per iscritto alla posterità sua.


CAPO XVI.

Il pontefice Vigilio chiamato in Bizanzio. Arrendimento dei Piacentini ai Gotti. — Generosità del diacono Pelagio a pro dei Romani, e sua andata a Totila per implorare una tregua. — Sermoni d’ambedue.

I. Il romano Pontefice Vigilio chiamato dall’imperatore fecesi dalla Sicilia, dove già da pezza riparava, in Bizanzio. Di questi giorni i Romani assediati entro Piacenza posti negli estremi per diffalta di vittuaglia, e dalla fame costretti ad usare detestabili cibi, giunti sino a mangiarsi l’un l’altro, abbandonarono sè stessi colla città nelle mani de’ Gotti; qui passarono di tal modo le cose.

II. Nel mentre che pure in Roma, assediata da Totila, aveavi inopia somma d’annona un Pelagio, diacono di quel clero e non guari prima arrivato con grandi ric-