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LIBRO TERZO 323

a pessimo fine. Se le cose poi di là procedessero in tal guisa o in altra non è in mio potere l’esporlo. Belisario, affidata Ravenna alla custodia di Giustino e di poca truppa, costeggiando la Dalmazia e le vicine piagge si condusse ad Epidanno per rimanervi in ansiosa aspettazione degli aiuti bizantini e manifestare intanto con lettera all’imperatore la sorte di quella guerra. Il perchè Giustiniano gli mandò non guari dopo Giovanni, nipote di Vitaliano, Isacco, armeno e fratello d’Arazio, e Narsete con un esercito di barbari e di romani militi, i quali giunti a lor meta passarono sotto gli ordini di lui. Inviò similmente l’eunuco Narsete ai capi degli Eruli per allettarne molti a prender parte in quelle italiche faccende: in effetto numerose turbe di costoro capitanate da Filimuto e da altri duci lo seguirono recandosi nella Tracia ove si tennero ne’ quartieri di inverno per raggiugnere quindi Belisario al venir di primavera; marciava pure con essi Giovanni cognominato Faga. Costoro durante il viaggio casualmente e contro ad ogni aspettazione arrecarono ai Romani grandissimo bene; imperocchè avvenutisi ad una disterminata truppa di Sclabeni, i quali testè valicato l’Istro aveano dato il guasto a quella regione, e conduceansi prigionieri moltissimi paesani, di lancio assalironli, e quantunque inferiori assai di numero fuor d’ogni speranza li vinsero apportando loro gravissima strage, e rimandarono liberi alle proprie case tutti gli individui caduti in ischiavitù. Fra questo mezzo a simile Narsete abbattutosi ad un arrogante che falsamente si avea usurpato il nome di Chilbudio, personaggio illu-