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320 | GUERRE GOTTICHE |
a che dar opera spalancarono di subito le porte al nemico. Totila quindi spedisce prontamente a Cipriano per averne Perugia, aggiugnendo minacce ov’egli non consenta, e grandi ricompense quando non si rifiuti alla proposta. Se non che vedute di nessuna efficacia le sue mene presso il duce, voltosi ad una delle costui guardie, Ulifo, persuadelo con denaro a dargli proditoriamente morte, ed Ulifo, trovatolo solo, compie il delitto, riparando subito dopo tra’ Gotti. Ma il presidio tuttavia fermo in sua fede verso l’imperatore costringe i barbari a ritirarsi da quelle mura.
CAPO XIII.
Totila assedia Roma; fame entro la città. Piacenza cinta pur ella d’assedio. — Belisario vedendosi agli estremi passa da Ravenna ad Epìdanno, dove l’imperatore manda truppe. Narsete eunuco ottiene gente dagli Eruli, i quali battagliando vincono e fugano gli Sclabeni.
I. Totila di poi avviatosi a Roma allorchè fuvvi dappresso attese ad assediarla. Comandò che gli agricoltori per tutta Italia andassero liberi da ogni contumelia, e proseguissero senza tema e come soleano per lo innanzi a lavorare i colti loro, gravandoli unicamente de’ tributi da prima sborsati all’erario ed ai padroni de’ campi. Parte de’ Gotti erasi intanto accostata alle romane mura quando Artasire e Barbacione pigliati seco molti de’ loro saltarono fuori contro al volere di Bessa a combatterli. Fattone gran macello nel primo azzuffamento inseguono i volti in fuga, ma di soverchio inoltratisi cadono ne-