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314 GUERRE GOTTICHE

della sua guardia con Vitalio e le truppe illiriche nell’Emilia, coll’incarico di tentarne i luoghi forti. Vitalio accompagnato da quelle truppe si avvicinò a Bologna, ed impossessatosi per composizione d’un adiacente castello vi fermò sua dimora. Non guari dopo tutti gli Illirj a suoi stipendj improvvisamente e senza aver ricevuto offesa di fatto o di parola camparono cheti di là, e tornati alle proprie case inviavano legati all’imperatore chiedendogli mercè, e adducendo a comune discolpa che l’andar creditori dell’erario di molta pecunia in causa degli stipendj trattenuti loro durante la ben lunga guerra in Italia era stato il solo motivo di quel repentino disertamento. Aggiugnevano di sopra più che l’esercito degli Unni fattosi violentemente sulle terre loro aveali privati della prole e delle donne menandole seco prigioni; così la nuova di tanta sciagura in un colla mancanza di vittuaglia, cui duravano in Italia, aveali costretti a ripatriare: Giustiniano, uditone, da prima levossi ad ira, ma quindi graziolli. Totila saputa la partenza degli Illirj spedì truppe a Bologna colla vista di sorprendere Vitalio e gli altri tutti seco lui. Ma questi e Torimunto avutone sentore tesero loro agguati, e fattone gran macello costrinsero i superstiti alla fuga. In tale conflitto Nazare originario e conte dell’Illirio diede più che tutti luminosissima pruova del suo valore; Torimunto di poi si restituì presso Belisario in Ravenna.

II. Allora il supremo duce imperiale indirizzò alla volta d’Aussimo, città, ed in soccorso dei Romani ivi assediati, tre delle sue lance, Torimunto, Ricila e Sabiniano con mille guerrieri, i quali, senza dare il menomo se-