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LIBRO TERZO 313

da il suo intendimento di portare la guerra ai Persiani, ordinommi passare tra voi all’uopo di riparare e risarcire alle ingiustizie dei prefetti contro le sue truppe e le gottiche genti. Il non commettere fallo di sorta è al tutto di là dalle umane forze, e fuori della natura delle cose; il correggere poi gli errori commessi è dovere principalissimo dell’imperatore, ed assai utile a coloro ch’egli ama con tutto l’animo suo. Nè avrete solo compensagione de’ molti disagi, ma, ch’è più, susseguirannovi di botto le testimonianze ed i frutti della imperiale benevolenza; felicità di cui non havvene altra che regga al paragone, dovendo a lei cedere le stesse ricchezze quantunque a mano larghissima prodigate. Essendo io adunque pronto a rendervi tali servigi, fa mestieri altresì che ognuno di voi coraggiosamente adoperi per ritrarne profitto. Laonde chi ha parenti ed amici presso il tiranno Totila manifestando loro il buon volere di Augusto in fretta li richiami. Imperciocchè il bene della pace e la molta bontà del grande Giustiniano vi si offrono tali che rendesi la mia venuta in questi luoghi affatto estranea dalla guerra, e mi guarderò affè mia ognora dal ricettare di moto proprio nell’animo sentimenti ostili verso i soggetti al suo trono. Se poi hannovi tra voi chi rifiutinsi di parteggiare pel migliore loro e si dichiarino a noi contrarj, saremo avvegnachè a malincorpo eccitati di trattarli siccome nostri avversarj.» Di simigliante guisa favellò Belisario, nè ebbevi uom de’ nemici, non Gotto non Romano, che si dipartisse da lui. Mandò in appresso il pretoriano Torimunto ed altri