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290 GUERRE GOTTICHE

salire coloro stessi, i quali testè abbandonato senza motivo l’asilo di Verona, della quale città erano addivenuti padroni, diedersi a vergognosa fuga, non avendovi uomo al mondo che perseguitasseli dalle spalle.»

III. Finite queste ammonizioni Totila comandò a trecento militi che valicato il fiume lunge da lì venti stadj s’accostassero da tergo al campo nemico e cominciata la pugna dessersi a dardeggiarlo coraggiosamente, nella persuasione che lo scompiglio farebbelo desistere da ogni pensiero di valorose geste. Egli quindi passato di brocco il fiume con tutte le altre sue genti marcia ritto contro ai nemici. Muovono anch’essi i Romani ad incontrarlo, e di già ambe le fazioni a poca distanza tra loro si teneano schierate di fronte, quando un Gotto armato di lorica e cimiero, di nome Uliare, di macchinosa corporatura, di terribile aspetto, snello della persona ed armigero, spronato il cavallo e lasciatasi da tergo l’ordinanza si arrestò nel mezzo del terreno, ed invitò ad accettare un singolar certame chiunque si fosse di tutti gli avversarj; ed il solo Artabaze non paventa di acconsentire alla disfida, rimanendo gli altri immobili da grave timore sopraffatti. Or dunque spronano ambedue e venuti molto dappresso azzuffansi di lancia, nella quale tenzone il Romano più pronto ferì al competitore il destro fianco. Il barbaro trafitto da mortale ferita quasi stramazzava supino in terra, quando la sua lancia appuntataglisi da tergo ad un sasso il sorresse in arcione. Artabaze allora vie più adopera per conficcargli l’asta nelle viscere non ritenendolo per an-