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288 GUERRE GOTTICHE

di numero, addiviene ben palese a coloro, contro cui e’ trattano le armi. Opino adunque essere il caso nostro di porre truppe al valicare del fiume, e giunta la metà del gottico esercito a superarne le acque di assalirli anzichè possano riunirsi in un solo corpo. Nè dobbiamo reputare poco gloriosa per noi simigliante vittoria, essendo che si giudichi bella o turpe un’impresa dalla fine di lei, e non indagando il come si giugnesse a trionfare abbianne lode i vincitori.» Queste cose consigliava Artabaze, ma i duci essendosi divisi in contrarj pareri nulla operarono di quanto era d’uopo, e consumarono ivi oziosi il tempo loro.

II. L’esercito de’ Gotti era di già vicino, e pervenuto al valicar del fiume, quando Totila ragunatolo a parlamento lo animò dicendo: «Egli è fuor di dubbio, o miei commilitoni, che in altre guerresche faccende il rammentare agli eserciti la parità delle condizioni tra’ combattenti suole di spesso avvalorarne gli animi alla pugna. Ma a noi ora convien battagliare anzi che a pari condizion del nemico, in assai ben diversa, persuasi fermamente che se per buona fortuna costoro andassero colla peggio, potrebbero tosto ricomparire in campo, avendo lasciato da per tutto ne’ luoghi muniti d’Italia presidj fortissimi, e di leggieri n’è dato congetturare che dalla stessa Bizanzio riceverebbero nuovi aiuti di truppe. Se poi fia nostra la perdita usciremo al tutto d’ogni speranza avvenire, nè più udirassi il nome di Gotti, e voi ben vedete come dai dugento mila armati siam qui a soli cinque mila ridotti. Aggiungo altra circo-