piaciuti renderci i nostri disertori da voi accolti; per colmo poi d’ogni oltraggio arrecaste danni gravissimi alla mia Graziana. È forza quindi che tu ponga mente dove andranno a sboccare tali faccende.» Amalasunta, letto il foglio, così riscrisse: «È più dicevol cosa ad imperatore grande e magnanimo il proteggere un fanciullo orfano di padre ed all’oscuro affatto di quanto s’opera, che non il dichiararglisi nemico; essendo che d’un ingiusto conflitto non possiamo tampoco uscir vittoriosi con onore. Minaccevolmente rimproveri ad Atalarico e Lilibeo e i dieci fuggitivi, ed i mali per ignoranza arrecati ad una città amica dai nostri guerrieri nel correr dietro a’ nemici loro. Lunge da te, o Giustiniano, cosiffatto procedere; sovvengati piuttosto che noi, anzichè opporci alla tua impresa contro de’ Vandali, accordammo di buon grado il passo e la compera della vittuaglia sul tener nostro alle truppe dirette a guerreggiarli, e con tante altre cose le fornimmo di cavalli in sì gran numero da volersi meglio attribuire a questi, che non a tutto il rimanente, la tua vittoria sopr’essi. Ha diritto in fine al nome di confederato e di amico non pur chi d’armi il vicino, ma eziandio chi d’ogni altra occorrenza si fa palesemente suo aiutatore. Nè di grazia obbliare che in allora i soli porti della Sicilia erano aperti al tuo navilio, e che questo, ove fosse stato impedito dal vittovagliarvisi, non potea volgere mai più sue prore contro dell’Africa. Laonde tu devi ascriverci tutta la vittoria, addivenendo colui che appiana la via alle imprese meritevole di ripor-