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264 | GUERRE GOTTICHE |
lia sotto la romana signoria, ed espugnare il nemico, nulla s’oppone a manifestarlo francamente.» Dopo queste parole di Belisario tutti ad alta voce proclamarono ottime le imperiali determinazioni, ed eglino più non aver che tentare contro de’ Gotti. Belisario allegratosi di tal sentenza de’ suoi duci, richiede che venga da loro posta in iscritto, acciocchè non abbiano quindi a negarla; ed essi tutti in un libello1 si protestarono impotenti a vincere i loro avversari.
II. Intanto che rimestavansi tali faccende nel romano campo i Gotti ognor più angustiati dalla fame e da sciagure oppressi comportavano assai di mal animo la dominazione di Vitige, sendo re infelicissimo; non sapeansi tuttavia risolvere a chinare il capo all’imperatore temendo non, venuti in potere di lui, si facessero partir dall’Italia, e tradotti in Bizanzio ivi rimanere. Quanti adunque aveanvi chiarissimi per autorità e prudenza concordemente stabilirono di offerire a Belisario la corona dell’imperio occidentale, ed a quest’uopo mandangli di soppiatto pregandolo ch’e’ voglia accettarla, di più aggiungonvi la promessa, che in allora di buonissimo grado ne farebbero i comandamenti. Il duce imperiale ben lontano dal secondarne i voti a malincorpo dell’imperatore, altamente abborrendo il nome di tiranno e memore di aver sagramentato dapprima nelle più solenni guise fedeltà ad Augusto, volle pur valersi scalteritamente della nata congiuntura, fingendo prestare facile orecchio a quelle barbariche proposizioni.
- ↑ βιβλίδιον.