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LIBRO SECONDO 257

Se non che in allora ebbevi diffalta cotanta di acque quanta voleavene a renderlo incapace di sostenere le barche. Lo avresti detto quasi attendere i Romani, i quali opportunamente sopraggiugnendo fecero del tutto bottino; e poco dopo le acque tornate a crescere giusta il consueto furono altra fiata acconce alla navigazione; del che, a nostra udita, non aveasi ne’ tempi indietro esempio alcuno. I barbari cominciavano di già a patire d’annona, impediti dall’introdurne pel seno Ionico, da per tutto il nemico dominando il mare, e da per tutto privi di libero accesso dalla parte del fiume. Della qual cosa informati i regi de’ Franchi, volonterosi di unire l’Italia ai loro possedimenti mandano ambasceria a Vitige promettendogli di strigner lega seco quando sia loro accordato di signoreggiare insiememente quel suolo; ma Belisario avvertitone spedisce anch’egli ambasciadori al re de’ Gotti, perchè si opponessero all’inchiesta de’ Germani, facendo partire a tal uopo Teodosio prefetto delta sua casa con altri distinti personaggi.

II. Gli ambasciadori de’ Germani, primi ad essere introdotti alla presenza di Vitige, pigliarono a dire: «Noi siam qui spediti dai nostri principi, contristatissimi del sentirvi assediati da Belisario e premurosissimi di farsi, per debito di confederazione, con ogni sollecitudine vostri aiutatori. Crediamo che di già cinquanta mila guerrieri, nè certamente meno, abbiano travalicato le Alpi, sul conto de’ quali, senza tema di menzogna, possiamo vantarci che al primo azzuf-

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