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254 GUERRE GOTTICHE

dò alle truppe di gittare in quell’acqua le morte bestie, e le erbe più nocevoli all’umana salute; v’immergessero di più ed estinguessero la pietra grandemente arsa dal fuoco, che altre volte dalle genti nomavasi calce, ed ora la chiamiamo asbesto1 (per indicare non distrutta affatto in essa la forza del fuoco), il quale ordine di subito venne eseguito. I barbari intanto si valevano, sebbene molto più parcamente di quanto la necessità richiedesse, d’un pozzo scarsissimo d’acqua entro le mura. Il duce supremo poi avea dimesso il pensiero d’impadronirsi armata mano della città, e di fare nuovi tentativi risguardanti sia la grotta, sia altra cosa comunque; e’ sperava che la fame di per sè basterebbe a domare i nemici, e mirando a ciò limitava ogni sua cura ad una strettissima guardia degli assediati. Questi poi nella ferma persuasione ancora che sarebbe per giugnere da Ravenna l’esercito ad aiutarli, sebbene oppressi da somma carestia di vittuaglia non venivano ad alcuna determinazione.

II. In cotal mezzo gli assediati di Fiesole in balia di gagliardissima fame, arrivati al punto di non saper più comportarne gli acerbi disagj, ed opinando vano ogni pensiero di aiuti da Ravenna stabilirono arrendersi al nemico. Fattisi pertanto a colloquio con Cipriano e Giustino, ed ottenuta sacra promessa che ne andrebbero salvi delle persone, volontarj consegnarono sè stessi ed il castello ai Romani. Laonde Cipriano, guernito Fie-

  1. Ἂσβεστος, inestinguibile. Questa pietra è della natura dell’amianto.