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240 GUERRE GOTTICHE

intorno a quelle mura, e convennero nella seguente frode. Scelta una notte priva di luna ed approntati i messi colla lettera da consegnarsi al re, il presidio tutto, inoltratesi ben le tenebre, inalzò da varie parti altissime grida, a tale che sarebbonsi creduti andare a rumore e confusione vedendo sè stessi grandemente alle strette col nemico, e la città all’imprevista caduta nelle costui mani. Gl’imperiali, non potendo nullamente conghietturare la cagione di sì grave trambusto, rimaneansi fermi per ordine di Belisario nelle proprie trincee, dall’un lato paventando non il presidio uscito delle mura procedesse a combatterli, dall’altro non fossero per essere attaccati dall’esercito a stanza in Ravenna, ed ora capitato in soccorso di quella sua gente. In tra queste dubbiezze divisavano meglio rimanersi sani e salvi in luogo sicuro che non gittarsi per quelle tenebre in manifesti perigli. Così i barbari senza il menomo sospetto degli imperiali spediscono a Ravenna lor messi, i quali non veduti da occhio nemico giungono dopo il terzo giorno al cospetto di Vitige e gli presentano la qui riportata lettera. «Nel collocarci, re, di presidio in Aussimo udimmo a dirti che ponevi nelle nostre mani le chiavi di Ravenna e del tuo regno; ci ordinasti pertanto di mettere a pruova tutto il nostro coraggio onde impedire che un dominio gottico addivenisse conquista romana. Ci promettesti inoltre che abbisognando noi di soccorso ti saresti qui recato con tutte le truppe, e con tanta prontezza, da essere te stesso il primo ad annunziarci tale venuta. Noi in verità abbiamo fatto di tutto per