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LIBRO SECONDO 221

Peranio, il quale fatto sapevole dai disertori che i Gotti ivi a stanza mancavano di cibo sperava, alla fame accoppiandosi la presenza del supremo duce con tutte le truppe, vederli più di leggieri proporre il loro arrendimento; e diede nel segno. Or dunque Belisario approssimatosi a questa città, comandò che si ponesse il campo in luogo opportuno; ravvolgendosi quindi per que’ dintorni pigliò a considerare da qual banda risorse maggiori presentasse un assalto. Ma vana riuscì ogni indagine non trovando mezzo di aggiugnere il suo scopo combattendone apertamente le mura. Imperciocchè dell’avvallato suolo ergesi in disparte un poggetto la cui sommità preceduta da lieve pendio si fa piana, l’inferior parte in cambio va tutta scoscesa. Rupi di egual altezza circondano, non già così da vicino ma quanto un trar di pietra, il monticello, e nella sua cima gli antichi edificaronvi una città spoglia di muro e d’ogni altra maniera di fortificamento, estimandone la posizione di per sè stessa invincibile. Rimaneavi un solo accesso dalle rupi, e questo guardato gli abitatori più non paventavano assalti in tutto il resto; la natura avendo supplito per ogni dove l’arte, salvo l’adito che metteva là entro, come narrava: quanto poi giace tra le antidette rupi ed il poggetto viene occupato da grande e non valicabile fiume1. Per la qual cosa gli antichi Romani munirono con piccole fortificazioni quel sentiero, ed ivi appunto è la porta guardata in allora dai Gotti.

  1. Ad Clanem flumen, ubi id Palliam in Tab. itin. signalum amnem (nunc Puglia) recepit, in dextera ripa urbs cospicua Orvieto est. Not. Orb. Antiq. etc.