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212 GUERRE GOTTICHE

tre deposte le armi e’ pigliavano riposo, non appena ebbero veduto i fuochi accesi dalle truppe di Martino, un sessanta stadj lunge dalla città e rimpetto alla sua plaga orientale, che agghiadarono per lo gravissimo timore, nella persuasione di venir tutti cinti al comparire del giorno dai nemici, e con sì triste imagine passarono quelle ore notturne in preda alla massima agitazione. Il dì appresso allo spuntar del sole mirano farsi lor contro una grossissima armata di mare, alla qual vista fuori di sè per la sorpresa mettonsi in fuga. Tanto fu poi il tumulto ed il clamore nell’affardellare, che più non udivansi i comandamenti, addivenuto unico scopo d’ognuno l’uscire il primo dagli steccati per riparare in Ravenna. Che se al presidio non fosse del tutto mancato e coraggio e forza, ottimo era il momento di fare con una sortita carnificina de’ nemici, e di metter fine con essa ben anche alla guerra. Ma è uopo dire che rattenesseli ed il timore, impossessatosi degli animi loro nelle passate vicende, e l’affievolimento in che eranne i corpi a motivo della somma carestia di vittuaglia ivi sofferta. I barbari in quella grande perturbazione abbandonata parte delle bagaglie avviaronsi di tutta carriera a Ravenna.