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LIBRO SECONDO 207

dell’imperatore. Nè il male avrà qui limite, ma vedremo eziandio sconvolti intieramente i destini della guerra. Conciossiachè devi riflettere essere ancora i Gotti di gran lunga a noi superiori nel numero quantunque avvilitissimi, la sinistra fortuna privandoli giustamente di tutto l’ardire in causa delle già riportate sconfitte. Laonde col vedersi di presente in qualche avvantaggio riconforterebbero tosto gli animi loro ed, anzichè coll’eguale, con assai maggiore ostinazione proseguirebbero la guerra, mostrandoci del continuo l’esperienza che gli usciti di grandi angustie rendonsi superiori in fortezza d’animo a coloro, i quali non soggiacquero per ancora a sinistre vicende.» Così Narsete.

II. Non guari dopo tale dei militi in ascoso de’ barbari passò nel campo romano presentando al duce una lettera scrittagli in questo tenore da Giovanni: «Sappi che noi patiamo da gran tempo di vittuaglia, e che più non abbiamo come inspirare fermezza nel popolo, o combattere i nemici, il perchè tra sette giorni ci vedremo costretti a nostro malincorpo all’arrendimento. Indarno spereremmo di poter durare più a lungo i presenti bisogni, e questi mi lusingo peroreranno a favor nostro se rei di alcuna cosa non conciliabile affatto col decoro»; tale cantavano le parole di Giovanni. Belisario stavasi tra due, nè di lieve momento era la sua perplessità paventando a un tempo da quinci la mala sorte degli assediati, da quindi il vedere a ferro ed a fuoco ogni cosa per lo scorrazzare impunemente ed ovunque de’ barbari a stanza in Aus-