Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/208

198 GUERRE GOTTICHE

moltitudine de’ suoi pronosticando la riuscita del combattimento. Nella mischia si fa grande strage degli Eruli, e da lei non va esente lo stesso Rodulfo; gli altri tutti, dimentichi del patrio valore, dannosi alla fuga; se non che perseguitati anche in essa dai Longobardi molti vi giuntan la vita, ed a ben pochi è concesso di ridursi a salvamento.

III. Dopo questa rotta gli Eruli, non avendo più mezzo di rimanere in patria e tosto abbandonatala, proseguirono lungamente il loro cammino con le donne e la prole errando per tutte le piagge di là dal fiume Istro. Entrati alla per fine in quel già tempo de’ Rugii, venuti in Italia coll’esercito de’ Gotti, vi fermarono stanza. Ora essendo quivi tutto incoltivabile deserto, sospinti dagli stimoli della fame partironne dopo breve dimora per accostarsi alle frontiere de’ Gepidi, i quali dapprincipio accordarono alle suppliche loro di averli per confinanti ed inquilini; ma poi si diedero a travagliarli con ogni guisa di mali. Imperciocchè e di forza impossessavansi di quelle femmine, e predavanne i buoi e tutte le altre suppellettili, nè aveavi iniquità di cui non li rendessero vittime; e giunsero da ultimo a tanto che pigliarono a guerreggiarli sebbene affatto privi di colpa. Gli Eruli, perduta la pazienza, valicano il fiume Istro, e chiedono premurosamente di occupare il suolo in vicinanza de’ Romani a dimora in quelle parti, ed Anastasio a que’ dì imperatore 1 accolseli in umanissima

  1. Eletto imperatore l’anno 492 dell’era volgare, e morto nella decrepita età di ottantotto anni, dopo trentasette di