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192 GUERRE GOTTICHE

catevi numerose guernigioni, di maniera che egli stanziava in Milano con Ennio e Paolo e con trecento guerrieri al sommo, ed i cittadini stessi per turno aveano l’incarico di vegliare alla propria difesa; tale passavano le cose nella Liguria. Terminò il verno e con esso l’anno terzo di questa guerra, che Procopio scrivea.


CAPO XIII.

Belisario occupa Tudera e Clusio. — Posizione di Ancona. Imprudenza di Conone. Strage degli imperiali. — Venuta in Italia dell’eunuco Narsete.

I. Verso l’estivo solstizio Belisario marciò contro Vitige e l’esercito de’ Gotti conducendo seco tutte le truppe, delle poche all’infuori cui venne affidata la custodia di Roma. Ora spedite innanzi a Tudera e Clusio alcune coorti, che avrebbe egli stesso di poi raggiunte per assediarvi unitamente i barbari, ordinava loro di costruire intanto gli steccati. Se non che quelli, avutane la notizia, gli inviarono prima di por mano alla tromba ed alle armi ambasciadori di pace colla promessa di arrendere sè stessi, purchè avessero salva lor vita, insieme colle due città; ed al primo comparir di lui tennero la data parola. Il romano duce pertanto fe’ comando a tutti i Gotti ivi a stanza di trasferirsi in Napoli e nella Sicilia, e presidiato Tudera e Clusio procedè colle sue truppe. In questo mezzo Vitige impose all’altro esercito diretto ad Aussimo e capitanato da Uachimo di unirsi ai Gotti colà di guernigione, per quindi muo-