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12 | GUERRE GOTTICHE |
delle leggi. Guardò inoltre ognora le sue provincie dalle offese de’ vicini barbari, pervenuto essendo all’apice non pur della prudenza che della fortezza, nè fece mai torto a sudditi, o perdonò a’ rei di simigliante colpa; se non che permise ai Gotti il partimento fra loro dei colti da Odoacre accordati alle genti di sua fazione. Laonde fu egli di nome tiranno, ma in fatto vero imperatore, cui non sapremmo anteporre altro di quelli che sin dal principio dell’imperio salirono ad altissima fama in così onorevole grado. Al pari de’ Gotti amavanlo assaissimo gl’Italiani, contro la consuetudine delle umane menti; imperciocchè nel maneggio delle cose civili nutrendo chi l’uno chi l’altro desiderio, il rettor sommo piace cui vanno a’ versi le tue deliberazioni, ed incresce alle genti che veggono delusa ogni loro speranza. Vivuto anni trentasette, formidabile mai sempre a tutti i suoi nemici, partì di questa vita desideratissimo dai popoli governati1. Vo a dirne la morte.
IV. Simmaco ed il costui genero Boezio, consolari entrambi e di nobilissima schiatta, riscuotevano i primi onori nel senato; nè aveavi chi li agguagliasse nelle filosofiche scienze, nell’amore della giustizia, e nella molta liberalità con che soccorrevano ai bisognosi, cittadini e’ fossero o stranieri. Saliti pertanto ad alta gloria trassersi addosso l'invidia di funestissimi personaggi, dalle cui frodi persuaso Teuderico, al venirgli accusati di amore per le civili novità, sentenziolli di morte, po-
- ↑ V. il suo Elogio in Suida v. Θευδεριχος