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LIBRO PRIMO 11

quella spiaggia sino alla città di Aquileia1, sebbene non sempre in egual modo e coll’eguale misura, imperciocchè al cominciar della luna più mite ribocca il mare, addivenuto poi risplendente per metà il disco di lei sinchè torna questo altra fiata con la stessa misura a noi visibile, e’ più cresce; ma di ciò basti.

III. Era già il terzo anno che i Gotti aventi a duce Teuderico cingevano indarno Ravenna, quando la noia da quinci dell’assedio e la difalta della vittuaglia da quindi costrinsero e gli assediatori e gli assediati a patteggiare, mediante il vescovo della città, che Teuderico e Odoacre viverebbero di pari sorte là entro. Il quale accordo ebbe qualche tempo il suo pieno vigore, ma poscia Teuderico scoperta, come si narra, una frode macchinatagli contro da Odoacre, invitò con mentita amicizia costui alla mensa, e tra le imbandigioni l’uccise; amicatisi di poi quanti eranvi de’ barbari nemici, ebbe in poter suo i Gotti e gli Italiani. Ed avvegnachè non s’arrogasse il nome di romano imperatore, nè gl’imperiali ornamenti, pago del titolo di re, voce usata dai barbari per indicare i supremi capi loro, nondimeno tal governò sua gente da non lasciar desiderio alcuno di quanto si conviene agli animi virtuosi degli Augusti, appalesandosi coltivatore insigne della giustizia, e difensore zelante

  1. «Aquileia, che più d’ogni altra è vicina all’ultimo recesso del golfo (Adriatico), la fondarono i Romani, e fortificaronla contro i barbari abitanti nelle parti superiori» (Strab. lib. V, cap. 1, trad. di F. Ambrosoli). Questa città fu distrutta da Attila nel 452 dell’E.V.