giugnerlo con sollecita navigazione e con tutte le truppe loro in Ostia, forte de’ Romani. Onerate le carra di molto frumento fecene empire anche le navi coll’aggiunta di vino e d’ogni altro bisogno: divisava altresì rinvenire Martino e Traiano presso a Tarracina per quindi continuare unitamente ad essi il cammino, ma avvicinatosi a quella città riseppene la partenza, richiamati poco prima a Roma.
II. Belisario fatto consapevole che le truppe di Giovanni procedevano, temendo non i barbari in moltissimo numero accorsi riuscissero con una battaglia a metterle in pezzi, escogitò un tale stratagemma. Sul principio di questa guerra, in conformità al detto nel precedente libro, avea chiuso con muro di pietre la porta Flaminia, fuor della quale accampava il Gotto, acciocchè da quivi costui non potesse di leggieri introdursi, o tramare insidie alla città. Fatto adunque di notte abbattere col massimo silenzio quel riparo addossato alla porta mettevi in ordinanza il più dell’esercito, ed ai primi albori ordina a Traiano e Diogene una sortita dalla porta Pinciana con mille cavalieri per assalirne gli steccati co’ dardi, ed ove scagliassersi lor contro i barbari, e’ riparerebbero di galoppo, messa in non cale ogni vergogna, alle mura: dispone quindi altra soldatesca entro la porta. I cavalieri adunque di Traiano fannosi, in adempimento dell’ordine avuto, a provocare la nemica fazione, ma questa, accorsa da tutti gli steccati, in poc’ora costrigneli a retrocedere. Quindi assalitori ed assaliti volgon di carriera alla porta della