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160 | GUERRE GOTTICHE |
il suolo della libica Tripoli ne fu ingombro; ora contansi più di cent’anni, così almeno va la fama, dell’epoca in cui mandò quel primo suo muggito; ed il secondo ricorda tempi a noi più vicini. Del resto, si tiene per certo che in tutta la regione coperta dalle ceneri del Vesuvio abbiavi quindi abbondantissima ricolta di messi. L’aria sopra questo monte è purgatissima ed oltremodo salubre, mercè di che vien consigliata dai medici siccome opportuna agli ammalati di cronica tabe. E qui basti del Vesuvio.
CAPO V.
Arrivo di nuove truppe bizantine. — Stratagemma dì Belisario. Temeraria impresa di Aquilino. — Mirabile ferita di Traiano.
I. In questo mezzo nuove bizantine truppe sopraggiungono da mare, a Napoli afferrandovi tre mila Isauri co’ duci Paolo e Conone, a Idrunte poi ottocento cavalieri traci capitanati da Giovanni, nipote dal lato di sorella del tiranno Vitaliano, ed altri mille sotto gli ordini, per non ridirli tutti, di Marcenzio e di Alessandro. Era similmente di già arrivato, pel Sannio e la via Latina, in Roma Zenone con trecento cavalieri. Giovanni alla perfine messo piede nella Campania con tutta la sua comitiva, si unì ai cinquecento quivi raccolti, e provvedutosi di moltissime carra dalla Calabria, come scrivea, e marciando lungo il mare traevale seco nell’intendimento di valersene, disposte a foggia di vallo, per rispignere il nemico s’e’venisse ad incontrarlo. Così pure comandò a Paolo e Conone di rag-