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152 GUERRE GOTTICHE

ed Appia due altissimi acquidotti sostenuti da arcate, i quali giunti allo stadio cinquantesimo dalla città unisconsi per divergere quindi a breve intervallo tra loro, volgendo quello dapprima a destra il suo corso a sinistra: ma tornatisi dipoi a congiungere, e preso nuovamente l’antico ordine procedono altra fiata con opposta direzione. Ora da questo incrocicchiamento deriva che lo spazio di mezzo trovisi ricinto all’intorno dalle mura loro; senza che i Gotti aveanne per modo chiuso con loto e pietre gl’archi inferiori da convertirli quasi direi in bastite, dov’eranvi di guardia mai sempre non meno di sette mila guerrieri a fine di impedire agli assediati qualunque introduzione di commestibili nelle mura. Mali pertanto d’ogni specie posersi intorno agli scoraggiati ed avviliti Romani: tuttavia sinchè ebbervi prodotti maturi sui campi, i più ardimentosi della truppa, istigati dall’amore del danaro, salendo in arcione e conducendo a mano scarichi somieri gittavansi di notte nelle biade vicine alla città, e mietute le spighe e caricatine i giumenti portati seco introducevanle di soppiatto in Roma per venderle a caro prezzo agli opulenti cittadini, vivendo i meno facoltosi di erbe cresciute ogni dove intorno ai borghi e per entro le mura, conciossiachè l’agro romano durante il verno e molto più nelle altre stagioni va ricco di esse, avendolo natura fornito d’una perenne verdezza, la quale potè in allora somministrare ad un tempo e cibo alla plebe e foraggio ai cavalli degli assediati: così pure da taluni vendevansi di nascosto salsicce formate colle carni de’ muli spentisi nella città. Se non