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LIBRO SECONDO 149

niva di continuo agitata. I Romani al mirare e lui e Cutila in simigliante stato e fermi tuttavia in arcione facevansi le maraviglie di cotanto valore; ma di queste cose ho ragionato abbastanza.

II. Nel Campo di Nerone aveano i barbari migliore fortuna; imperciocchè le genti di Valeriano e Martino lottando contro uno sterminato nembo di nemici, tenevan bensì forte all’impeto loro, ma con gravissima perdita, che aveali ridotti agli estremi. Buca allora ebbe ordine da Belisario di condurre i suoi, tornati dalla battaglia sani della persona e co’ destrieri in piena salute, al Campo di Nerone. Era ormai sul far delle tenebre quando gl’imperiali rassicurati dall’aiuto di Buca alla impensata fugarono il nemico. Se non che il duce allontanatosi di soverchio nel perseguitarlo, fu posto in mezzo da dodici barbari astati, e tutto punzecchiato dalle costoro lance. Trovandosi nondimeno armato di lorica riportonne lievi offese, dai colpi infuori di due Gotti, uno de’ quali percossegli da tergo la nuda parte del corpo sopra l’ascella destra, vicino all’omero, imprimendovi non mortale, nè pericolosa ferita; il secondo conficcatogli, da fronte, il ferro del femore sinistro, con obliquo colpo squarciògli il sottoposto muscolo; ma Valeriano o Martino non prima ebbero veduto il caso di lui che furono là per soccorrerlo, e messo in rotta il nemico, menando entrambi per la briglia il destriero di Buca, tornarono entro le mura. Annottato, ecco venire Eutalio col danaro.

III. Restituitesi le truppe nella città, fu generale occupazione l’attendere ai feriti. Al qual uopo i medici