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LIBRO PRIMO 129

vinti per colpa della infingardaggine loro, e dichiarava insieme che nel dì venturo col valore di nuovi combattenti risarcirebbonsi i danni sofferti; nulla tuttavia fu impreso la dimane. Trascorso il terzo giorno animò altri cinquecento barbari, assortiti da tutti i suoi campi, a far contro il nemico azioni da prodi; se non che Belisario, non appena vedutili in qualche vicinanza, mandò a combatterli Martino e Valeriano alla testa di mille e cinquecento cavalieri, i quali appiccata all’istante una equestre fazione, poichè grandemente superiori nel numero, mettonli a bell’agio in fuga, e seguendone le peste danno per poco a tutti morte.

III. I Gotti attribuivano pienamente ad avversa fortuna quell’essere, avvegnachè in sì gran quantità raccolti, mai sempre vinti dall’impeto di pochi Romani, e quel farsi di loro carnificina eziandio quando in picciol novero procedevan contr’essi. Gl’imperiali in cambio a diritto volgendo gli sguardi verso Belisario encomiavanne la prudenza con pubbliche lodi. Ora i famigliari suoi richiedevanlo su di quale congettura nel giorno che fugò, come dicevamo, i debellati nemici avesse concepito speranza di riportare vittoria colla forza? E’ rispose, che sin dalla prima zuffa, cui erasi accinto con pochissima soldatesca, avea conosciuto la differenza posta tra’ due eserciti; di qualità che al succedere delle battaglie, data pure da quinci e da quindi parità di forze, la scarsezza de’ suoi non avrebbe sofferto danno alcuno dalla nemica turba; passarvi in fine la discrepanza tra le due parti, che quasi tutti i Ro-

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