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LIBRO PRIMO 105

del tenore seguente. Scelte due travi che dal suolo giungano all’altezza de’ merli appongonvi da ambe le parti de’ legni alternatamente gli uni orizzontali, di traverso gli altri, ed unisconli di guisa che tra le commettiture loro abbianvi fori al tutto corrispondenti, da ognuno de’ quali sporge una maniera di spada ben simile a grosso pungolo. Inchiodati quindi a una terza trave i legni di traverso e discendenti sino alla metà dell’altezza delle due perpendicolari fanno appoggiar queste alle porte; ed allorchè il nemico vi giugne dappresso, le guardie del soprastante muro, pigliatene le estremità, con impeto gettanle abbasso. Ora esse cadendo a un tratto sopra coloro, che stanvi a distanza brevissima, quanti ne incolgono con le prominenti spade, tanti issofatto gittanli a terra privi di vita. Le prefate cose operaronsi dal condottiero imperiale.


CAPO XXII.

Belisario si fa giuoco delle macchine condotte dai Gotti. Sua mirabile agilità nel trarre d’arco. Vitige dalla porta Salaria passa alla Prenestina. — La mole d’Adriano ostinatamente assalita con vie più ostinazione resiste.

I. Nel decimottavo giorno dell’assedio intorno allo spuntare del sole i Gotti capitanati da Vitige procederono contro le mura. E per verità i Romani tutti si rimasero sbigottiti dall’insolito spettacolo in mirando avvicinarsi le arieti e le torri. Belisario in cambio alla vista del costoro esercito procedente con quell’apparato sogghignava, e faceva comando ai soldati che si