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LIBRO PRIMO 103

l’occorrente per isconquassare di tutta forza quelle mura. Costruì all’uopo torri di legno dell’altezza loro, avutane la misura dal confronto spesso fattone, ed agli angoli della base vi sottopose ruote, col discorrere delle quali potevano i combattenti ben di leggieri trasferirsi ovunque bramassero, venendo esse da buoi aggiogati condotte. Allestì inoltre moltissime scale lunghe sì da giugnere a que’ merli, e quattro macchine dette arieti, delle quali passo a fare la descrizione. Innalzate ad intervalli eguali quattro colonne di legno, in tutto simili tra loro e le une di contro alle altre, v’incastrano di traverso otto travi, quattro ciò è alla sommità, e quattro alla base. Quindi siffatta maniera di camera quadrangola è coperta all’intorno con cuoia, in cambio di assi o di muro, per renderne più lieve il traino e per guarentire chi ne ha il maneggio dalle nemiche offese. Appendonvi inoltre per entro alla metà, o in quel torno, della sua altezza una trave orizzontale raccomandata a catene pendenti dalla parte superiore, la cui estremità aguzza come spada o punta di dardo rivestono di molto ferro tirato, quale incudine, a forma quadrangolare. Tale macchina sostenuta da quattro ruote al di sotto delle colonne è mossa da non meno di cinquanta uomini chiusi nel suo interno, i quali avvicinatala al muro fanno retrocedere coll’opera di non so che ordigno la trave da me ricordata per ispignervela tantosto di tutta forza contro. E quest’urto più e più volte ripetuto è di tanta efficacia che in qualsivoglia parte vada a colpire la scuote di botto e precipita al basso. La macchina poi fu nomata ariete per-