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LIBRO PRIMO | 99 |
nel fiume non destavan timore di sorta che i Gotti ne approfittassero per macchinare un qualche insidioso tentativo.
CAPO XX.
Vittoria pronosticata a Belisario da un fanciullesco giuoco; — I Romani tollerano a malincuore l’assedio. — Ambasceria di Vitige al duce imperiale. — Risposta di Belisario.
I. Belisario apprestò, come dicea, tutto l’occorrente per durare l’assedio: intanto molti fanciulli sanniti condottisi a pascolare la greggia sul proprio terreno, dopo avere trascelto dal numero loro i due più robusti ed all’uno dato nome Belisario, Vitige all’altro, vollero ch’e’ giuocassero insieme alla lotta. Principiatasi questa con gagliardia somma da ultimo il finto Vitige rimasevi al disotto; la puerile turba allora proseguendo nel trastullo sospende il vinto ad un albero; ma in quella apparsovi per caso un lupo tutti si danno a precipitosa fuga lasciando che il pendente dall’albero privo d’ogni soccorso dopo lunghi patimenti sen muoia. I Sanniti udito il fatto, senza punto gastigarne la prole, dell’accaduto pronosticarono che il duce imperiale sarebbe a non dubitarne, com’e’ dicevano, uscito di quell’aringo vincitore. Così avvennero le narrate cose.
II. Il popolo romano al tutto disavvezzo alle molestie della guerra e dell’assedio, oppresso da innondazioni e penuria di fodero, costretto a vegliare le notti di su le mura, e persuaso che tosto i nemici entrerebbon vittoriosi in Roma, vedendoli già mettere a sacco