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LIBRO PRIMO | 93 |
dò a lui annunziandogli l’entrata in Roma de’ nemici per la porta di là dal Tevere avente con S. Pancrazio comune il nome. Alla riferta quanti erano ai fianchi del condottiero persuadevangli di campare la vita uscendo per altra parte. Ma egli intrepido e fermissimo nell’accusare di falsità la nuova spedì all’istante parecchi cavalieri oltre il fiume, i quali di ritorno, esplorata la regione, manifestarono che nulla da colà i Gotti aveano tentato contro le difese. Laonde inviò subitamente comandando ai duci incaricati di guardare le porte, che se per ventura odano altra simigliante cosa non istiano ad accorrere nè partansi dalla propria stazione, ma silenziosi vi rimangano a lui fidando la cura del resto; e sì operava perchè non fossero una seconda volta messi in iscompiglio da menzognere voci. Roma poi era tuttavia in agitazione e tumulto quando Vitige destina contro la porta Salaria Vaci, nome non oscuro tra suoi guerrieri, il quale avvicinatovisi principia a rimproverare que’ cittadini di perfidia verso de’ Gotti, ed a rimbrottarli del tradimento fatto, e’ diceva, contro sè stessi e contro la patria coll’anteporre alla potenza got-
forma d’arco trionfale, e per lei passava l’acquidotto dell’acqua Claudia, detta anche Anio novus (Teverone). Fu quindi riedificata da Vespasiano e Tito; ora ha nome Porta Maggiore. — La porta S. Pancrazio conserva tuttavia questo nome. Altre volte dicevasi Aureliana o Janiculensis. — Per la porta Salaria entrò Alarico ai tempi di Onorio, e venne sostituita dal prefato imperatore all’antica porta Collina eretta da Servio Tullio; la via Salaria che la traversava diedele il suo nome.